Klesha, cosa sono e come affrontarli

Chi segue un cammino yogico avrà certamente incontrato il concetto di Klesha. Questo termine significa afflizione, sofferenza. Tale concetto filosofico si ritrova sia nell’induismo, sia nel buddhismo, e si riferisce allo stato in cui si trova la mente. Quando la mente è calma il livello di sofferenza è bassa o inesistente. Quando invece la mente è agitata le afflizioni si intensificano. La pratica dello yoga e della meditazione permette di conoscere le dinamiche mentali, in modo da comprendere quali sono le cause della sofferenza. I Klesha producono stati emozionali come tristezza, pena, afflizione, depressione, malinconia, dolore; provocano ansia, gelosia, paure. Conoscerli e capirli è fondamentale per poter annullare le cause della loro origine.

I 5 Klesha

Negli Yoga Sutra di Patanjali troviamo la spiegazione relativa ai Klesha. Si tratta di cinque afflizioni, che rappresentano le cinque cause della sofferenza terrena. Tali afflizioni derivano dalla mente e sono radicate in essa. A tal proposito, Patanjali spiega che: “Lo Yoga è il controllo degli stati della mente”. Per realizzare questo “controllo della mente” è necessario conoscere la mente e comprendere il suo funzionamento: solo così si possono eliminare le afflizioni. È proprio attraverso lo Yoga e la meditazione che si conosce e si addestra la mente. Grazie alla pratica costante si possono superare gli ostacoli che offuscano la calma interiore. I cinque ostacoli detti Klesha sono:

  1. Avidya: indica l’ignoranza o la falsa comprensione della vera natura delle cose.
  2. Asmita: si riferisce alla coscienza del proprio sé che provoca egoismo.
  3. Raga: è l’attaccamento nei confronti delle idee o degli oggetti.
  4. Dvesha: è l’avversione verso quei pensieri legati a esperienze dolorose vissute nel corso dell’esistenza.
  5. Abhinivesha: indica sia l’attaccamento istintivo alla vita, sia la paura della morte.

Come lasciar andare i Klesha

Una volta individuati i Klesha, occorre sviluppare una profonda consapevolezza che conduce alla scoperta di ciò che ci perturba: solo così possiamo lasciar andare le afflizioni. Per risvegliare e accrescere il grado di consapevolezza ci vengono appunto in aiuto lo Yoga e la meditazione. Solo praticando regolarmente possiamo conoscerci a fondo e capire quali sono i nostri attaccamenti, o come si manifesta il nostro ego. Per esempio, quando proviamo rabbia o tristezza occorre fermarsi, prendere una pausa, respirare in profondità e cercare di capire perché proviamo rabbia o tristezza. Questo momento di riflessione ci aiuta a relativizzare la situazione e le emozioni. Il cammino verso la liberazione dalla sofferenza non è immediato, occore praticare, conoscere, cadere e rialzarsi. Ma solo con l’esperienza, la disciplina yogica e meditativa è possibile non rimanere più in balia della nostra mente.

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