Insonnia primaverile, prevenirla e gestirla con lo yoga

Con l’arrivo della primavera può capitare che si manifestino con più frequenza episodi d’insonnia a varie ore della notte. Oltre ad avere risvegli notturni, si possono avere anche difficoltà nell’addormentarsi. Quando si dorme male e poco si hanno notevoli ripercussioni sul piano psicofisico: stanchezza, mancanza di concentrazione, irritazione emotiva sono alcuni degli effetti provocati dall’insonnia. La pratica dello yoga aiuta a rilassare la mente, migliorando la qualità del sonno. Le asana, infatti, agiscono a livello corporeo sciogliendo contratture e distendo i muscoli, mentre a livello psichico allontanano pensieri negativi infondendo una maggiore lucidità e calma. La pratica dello yoga, oltre alle asana, deve comprendere esercizi di respirazione e tecniche di meditazione. Vediamo di seguito alcune.

Stimolare uno stato di calma

Tra le posture yoga che favoriscono calma e che armonizzano l’energia del corpo vi è Paschimottanasana la “posizione della pinza”. Attraverso lo stiramento delle gambe e della schiena tonifica e rilassa i muscoli, è benefica per gli organi addominali e rilassa il sistema nervoso. Indicata contro l’insonnia è anche Malasana la “posizione della ghirlanda”, una postura rilassante sia per la mente, sia per il corpo; favorisce al contempo lo stiramento della zona lombare, delle anche e del pavimento pelvico. È un’asana che dona anche stabilità, radicamento fisico-mentale ed equilibrio. Efficace per contrastare e prevenire l’insonnia è poi Balasana la “posizione del bambino”, ideale per rilassarsi dopo una lunga e intensa giornata. Per calmare la mente e accompagnare il corpo al momento del sonno è sempre consigliata Savasana, la posizione che imita l’immobilità di un cadavere, grazie alla quale si raggiunge una condizione di quiete profonda.

La respirazione bhramari

Oltre alle asana, le tecniche di pranayama aiutano a placare gli stati di inquietudine. Tra gli esercizi di respirazione che calmano la mente vi è la respirazione bhramari, che in sanscrito significa “respiro del calabrone”. Per praticarla si adotta una postura meditativa assisa. Per eliminare i rumori esterni e per ascoltare solo il proprio respiro si chiudono le orecchie con gli indici di entrambe le mani. I gomiti sono sollevati. Si inizia a inspirare attraverso le narici e nell’espiro si pronuncia con la bocca chiusa il suono “mmmm”, che assomiglia al ronzio di un calabrone o di un’ape. Il suono finisce quando si conclude l’espirazione. Si continua in questo modo per almeno tre o quattro cicli. Grazie al flusso dell’inspiro e dell’espiro si raggiunge uno stato di profonda quiete, che viene intensificato dal suono interiore. E’ un suono, paragonabile a un mantra, che si propaga in tutto il corpo. In questo modo si è pronti per entrare nelle braccia di Morfeo.

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