Il simbolismo del fiore di loto

Il fiore di loto racchiude preziosi simbolismi in molte culture orientali. Chiamato padma in sanscrito e in tibetano, esso è tenuto in alta considerazione in varie nazioni: dal Tibet all’India, passando per la Cina. Questo bellissimo fiore ha la particolarità di crescere nell’acqua fangosa.

La purezza del fiore di loto

La forza simbolica di questo fiore deriva dall’ambiente in cui nasce. Esso cresce nell’acqua, e in particolare nell’acqua fangosa. Nonostante ciò, e proprio in contrasto con la fonte della sua origine, il loto sboccia emanando un alone di purezza e di bellezza. Attorno a questa sua peculiarità sono stati scritti antichi poemi, elogi, preghiere e meditazioni. Ogni scritto tratteggia le caratteristiche di questo fiore che, pur emergendo dalle acque fangose, non ne viene contaminato. Per questo il loto simboleggia una genesi miracolosa. Nei testi buddhisti si trova un collegamento tra la nascita del Buddha e il fiore di loto, accomunati dalla purezza assoluta. Il mito che ruota attorno alla stessa immagine del Buddha storico narra che il piccolo, appena nato, potesse già camminare e a ogni suo passo si racconta crescesse un bellissimo fiore di loto.

Simbolo di risveglio spirituale

Il fatto che il fiore di loto nasca nell’acqua fangosa rivela come il risveglio spirituale si possa compiere pienamente rimanendo nel mondo. Ciò significa che proprio là dove esistono la sofferenza e l’infelicità è possibile coltivare qualità essenziali – come la compassione, l’empatia e l’amorevole gentilezza – che permettono di raggiungere la piena realizzazione. Per esempio, nel Buddhsimo Mahayana vi è la figura del Bodhisattva, individuo che si dedica al bene di tutti gli esseri senzienti. I Bodhisattva raggiungono l’Illuminazione non isolandosi, ma rimanendo nel mondo. Secondo la filosofia buddhista noi tutti possiamo raggiungere il risveglio compiendo un viaggio spirituale che inizia in una realtà oscura, tormentata. È la realtà del mondo fenomenico. Noi compiamo un viaggio vivendo molteplici esperienze, difficili, complesse, che richiedono il superamento degli ostacoli e lo sviluppo di una grande forza interiore. È proprio questo viaggio che ci permette di accedere a un livello di consapevolezza più elevata.

Fiore di loto e chakra

Il fiore di loto è anche associato ai chakra, ovvero quei centri di energia situati nel corpo sottile. Ogni chakra è collegato a un loto avente determinati petali: Muladhara Chakra ha 4 petali; Swadhistana ha 6 petali; Manipura ha 10 petali; Anahata ha 12 petali; Vishuddha ha 16 petali; Ajna ha 2 petali; Sahasrara ha 1000 petali.

Queste correlazioni riproducono in modo simbolico il cammino di risveglio spirituale, che il meditante o il praticante di yoga compie partendo dalle radici, quindi dalla terra, sino a giungere al cielo. Come il fiore di loto si origina nell’acqua fangosa e sboccia rivolto verso l’alto, così l’individuo compie un cammino evolutivo, che parte da un ambiente oscuro per raggiungere finalmente la luce e la purezza.

Padmasana

Lakshmi tempio di Kali a Puri

Il fiore di loto rappresenta anche la base su cui moltissime divinità indiane vengono riprodotte. Altre ancora, tengono in mano un fiore di loto, come la dea Lakshmi o la dea Parvati, consorte di Shiva. Nello yoga vi è un’asana che si rifà specificamente al fiore di loto. Si tratta di Padmasana, postura assisa ideale per meditare, poiché le gambe e i piedi sono intrecciati e chiusi in modo da consentire all’energia Kundalini di ascendere verso l’alto. In Padmasana la schiena è dritta, ma non rigida. Le gambe sono incrociate in modo tale da permettere alle caviglie e ai piedi di appoggiarsi accanto all’inguine, portando le piante dei piedi orientate verso il cielo.

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