Il “purna yoga” è quel sistema yogico sviluppato da Sri Aurobindo. Meglio conosciuto come “yoga integrale”, questo sistema è stato elaborato nel corso di molti anni ed esperienze vissute da questo grande saggio dell’India moderna.
Il percorso spirituale di Sri Aurobindo
Nato a Calcutta il 15 agosto 1872, Aurobindo crebbe in un ambiente aperto, nonostante l’India si trovasse sotto il dominio britannico. Su iniziativa del padre – medico condotto, formatosi in un ambiente anglosassone e anglicizzato – Aurobindo compì gli studi prima in una scuola di suore irlandesi a Darjeeling, poi in Inghilterra, dove vi rimase per tredici anni, sino alla specializzazione al King’s College di Cambridge.
È qui che approfondisce la cultura classica, europea e “occidentale”, avvicinandosi tra l’altro alle opere di Dante, Cervantes e Mazzini. Tornato in India all’età di 20 anni, la sua vita cambia di colpo, a causa della morte del padre e della malattia della madre. In questa fase inizia a percepire una dimensione spirituale che va oltre la materia.
È l’incontro con lo yogin Vishnu Bhaskar Lele che gli permetterà di “addestrare la mente”, portandola in una condizione di “completo silenzio”. Il ritiro con questo grande yogin permise ad Aurobindo di percepire la totale “irrealtà del mondo”. Parallelamente, si impegna in modo attivo nel processo di indipendenza dell’India dal giogo britannico, scrivendo articoli e tenendo discorsi. Per questo suo attivismo venne arrestato e per quasi un anno, in attesa di giudizio, rimase in isolamento. Un periodo che visse meditando e leggendo testi di alto profilo come le Upanishad e la Bhagavad Gītā .
Una volta scarcerato, si trasferì a Pondicherry e fu qui che perfezionò la sua sadhana. In questi anni, Aurobindo scrisse il testo Sapta Catuṣṭaya, la cui importanza venne compresa solo dopo la sua morte, avvenuta il 5 dicembre 1950. Infatti, questo testo rappresenta il programma del suo yoga personale in cui vengono spiegate le diverse tetrade, ovvero: della pace; della forza divina; della perfetta gnosi; del corpo; dell’azione; della realtà divina; della perfezione dello yoga.
Il testo Sapta Catuṣṭaya rientra nel volume “Purna Yoga” pubblicato dalla Casa Editrice Astrolabio – Ubaldini Editore. Curato da Maurizio Mingotti, “Purna Yoga” raccoglie vari fondamentali scritti di Aurobindo. Oltre a Sapta Catuṣṭaya, in cui sono sintetizzati gli elementi costitutivi dello yoga integrale, vi sono La Madre, una delle opere più conosciute e amate di Sri Aurobindo; e “La triplice trasformazione”, importante testo incluso nella Vita divina.
Il volume “Purna Yoga” include anche le lettere di Aurobindo, frutto della corrispondenza con i suoi discepoli, oltre due interessanti Appendici: la prima riguarda La coscienza supermentale del tempo, mentre la seconda è inerente La discesa della forza e l’apertura dei chakra in Savitri.
Leggendo questo corposo volume ci si addentra nel pensiero di Aurobindo e quindi si comprende in modo più dettagliato cosa s’intende per Purna Yoga.
Tra le varie spiegazioni del grande maestro indiano vogliamo segnalare questa sua frase altamente illuminante e sorprendentemente attuale:
«Il nostro yoga non è per noi stessi, ma per il divino. Non è la nostra manifestazione personale che dobbiamo cercare, la manifestazione dell’ego individuale liberato da tutti i vincoli e da tutti i legami, bensì la manifestazione del divino. La nostra liberazione, la perfezione e la completezza spirituale devono essere un risultato e una parte di tale manifestazione, ma non in un senso egoistico e neppure per qualsivoglia scopo egocentrico o di ricerca di se stessi. Questa stessa liberazione, perfezione e pienezza non è da perseguire per noi stessi, ma per il divino».
Sri Aurobindo
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