Il guggul è una resina gommosa estratta dall’albero Commiphora guggul (denominato anche Commiphora mukul). Sin dall’antichità viene utilizzato in Asia, in particolare in India, in Tibet e in Nepal, per purificare templi e per benedire spazi sacri. Il guggul viene spesso definito anche con il nome di “mirra indiana”. Il termine guggul deriva dal sanscrito guggulu, che significa “ciò che protegge dalla malattia”. L’albero da cui viene estratta questa resina cresce nelle aree centrali dell’India, tra le regioni del Rajasthan e del Gujarat.
Secondo l’ayurveda il guggul è una delle erbe purificanti più efficaci, dotata di svariate e benefiche proprietà. La resina, trattata con metodi specifici, viene utilizzata per regolarizzare il colesterolo e i trigliceridi, in quanto agevola una diminuzione del colesterolo cattivo, grazie alla presenza di sostanze detossinanti per l’organismo, come i tannini. Il guggul purifica quindi il sangue e contribuisce alla pulizia dell’organismo. Inoltre, migliora le funzioni della tiroide e i tassi metabolici di base. È utile inoltre per contrastare le sinusiti. Svolge infatti un’azione astringente e aiuta a eliminare l’eccesso di muco. È poi un potente antinfiammatorio a livello delle articolazioni.
In ayurveda viene utilizzato in particolare per purificare i canali sottili (Nadi), in modo da migliorare e agevolare la circolazione delle sostanze nutritive, dell’ossigeno e dell’energia (prana). Viene usato anche per riequilibrare i dosha Vata e Pitta. Il suo sapore amaro e piccante lo rende un ottimo tonico. Infatti, il guggul facilita le funzioni epatiche e la digestione (quindi stimola Agni, il fuoco digestivo). Vi sono vari preparati ayurvedici a base di guggul. Quello generalmente consigliato è lo yogaraj guggul. Lo si assume sottoforma di compresse o di capsule. Più raro trovarlo in polvere.