Ikigai, felicità e simultaneità

L’Ikigai è una parola giapponese che significa “ciò per cui vale la pena vivere”. Può essere tradotto anche con l’espressione: “ciò per cui vale la pena svegliarsi al mattino”. Si tratta di una sorta di motivazione o di spinta propulsiva che rende gioiose le giornate e che permette di fare sonni sereni, sapendo di aver vissuto in piena sintonia con i propri obiettivi e con le proprie idee. L’Ikigai non può essere afferrato dalla mente, non è semplice spiegarlo a parole, perché è soggettivo e si manifesta sotto varie forme. La scrittura, la pittura, la pratica dello yoga sono tutti esempi pratici di Ikigai. Ma anche la pace, la diplomazia, l’armonia, l’empatia sono forme di Ikigai. È importante sintonizzare comportamenti ed energie con il proprio Ikigai. Ciò porta a una perfetta realizzazione di sé.

L’essere multidimensionale

Nel libro “Ikigai. Ciò per cui vale la pena vivere”, l’Autrice, Selene Calloni Williams, parla del concetto di simultaneità applicato all’Ikigai. «Secondo il Buddhismo il tempo è simultaneo, non lineare. Il bambino, l’adolescente, l’adulto, il vecchio sono possibilità dell’essere multidimensionale […] simultaneità significa che tutto accade ora, tutto accade proprio ora. Il bambino, l’adolescente, l’adulto, il vecchio sono quattro immagini che possono intensificare la presenza dell’Ikigai nella vita», scrive l’Autrice.

Selene Calloni Williams suggerisce poi alcune meditazioni indicate per ascoltare la voce di queste immagini.

1) Si contempla la propria infanzia e ci si chiede: come mi vedevo da adulto quand’ero bambino? A che punto sono oggi con la realizzazione delle mie visioni?

2) Si contempla la propria adolescenza e ci si chiede: come mi vedevo da adulto quand’ero adolescente? A che punto sono oggi con la realizzazione delle mie visioni?

3) Ci si chiede: cosa voglio ora? Cosa so fare ora?

4) Ci si chiede: quali talenti servono per realizzare le mie visioni? Quali conoscenze?

5) Ci si chiede: quali talenti ho manifestato nella mia infanzia e quanta parte di questi talenti è ancora viva in me oppure deve essere recuperata?

6) Ci si chiede: quali talenti ho manifestato nella mia adolescenza e quanta parte di questi talenti è ancora viva in me oppure deve essere recuperata?

7) Si contempla la propria vita e si cerca di ricordare cosa gli altri hanno detto riguardo alle proprie capacità e ai propri talenti.

8) Si contempla l’immagine di se stessi nell’età adulta e si esprime la volontà di mettersi al servizio di ciò che la famiglia, le persone che si amano e il mondo hanno veramente bisogno. Ci si chiede: come posso essere utile?

9) Si osserva quello che si sta facendo e come stanno andando le cose nella propria famiglia, nella vita delle persone che si amano e nel mondo circostante, quindi si sviluppa la sensazione di ciò che si deve fare. Fare ciò che devi rappresenta il terzo stadio dell’evoluzione alchemica, la condizione di veicolo.

10) Ci si immagina da vecchi, contemplando la propria immagine e ci si chiede se si sono realizzate le proprie visioni e in che misura. Si chiede all’immagine di sé da vecchio se si rimpiange qualcosa e, se sì, cosa.

Per approfondire si consiglia la lettura del libro “Ikigai. Ciò per cui vale la pena vivere” (Hermes Edizioni), di Selene Calloni Williams.

Abbiamo parlato di Ikigai nel numero 80 di Vivere lo Yoga.

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