I benefici della meditazione

In vari precedenti articoli abbiamo già avuto modo di evidenziare i numerosi benefici della meditazione. Gli effetti della pratica contemplativa si osservano a livello psicofisico ed energetico. E tali benefici sono confermati di volta in volta da numerose ricerche. Tra queste vi è lo studio realizzato dal neurobiologo belga Steven Laureys, professore presso il dipartimento di neurologia dell’Università di Liegi, nonché Direttore del “Coma Science Group”.

Rafforzare alcune aree cerebrali

Steven Laureys ha analizzato l’impatto della meditazione sul cervello umano grazie a numerosi studi. Per realizzarli ha coinvolto diversi meditanti e tra questi spicca il nome del monaco buddhista Mathieu Ricard, noto per essere stato definito “l’uomo più felice del mondo”. Una definizione che è proprio collegata alla lunga pratica della meditazione da parte di Ricard. Chi meglio di un meditante di lunga data può venire analizzato per comprendere i benefici della pratica contemplativa? Così ha fatto Laureys e ha scoperto come alcune aree del cervello di Ricard siano molto accresciute. Uno sviluppo che invece non si riscontra tra le persone, non meditanti, della stessa età di Ricard (attualmente egli ha 74 anni, ma gli studi sono stati condotti alcuni anni prima). Le aree del cervello che evidenziano un maggiore sviluppo sono tre:

  • l’ippocampo, legato alla memoria e alle emozioni;
  • la corteccia cerebrale prefrontale, importante per prendere le decisioni, quindi per effettuare delle scelte;
  • la corteccia insulare, connessa alla percezione del dolore.

Dalle ricerche effettuate dal professor Laureys emerge come sia sufficiente meditare regolarmente per ottenere già a breve-medio termine effetti positivi, quali:

  • una riduzione dello stress,
  • un miglioramento della qualità del sonno,
  • maggiori livelli concentrazione,
  • meno ansia,
  • capacità di gestire meglio il dolore e le emozioni disturbanti.

Alle ricerche portate avanti da Steven Laureys se ne aggiungono molte altre. Qui citiamo quelle condotte da Elizabeth Blackburn, premio Nobel per la medicina nel 2009. Le sue ricerche in campo genetico hanno evidenziato come la pratica della meditazione – ma anche dello yoga, del tai-chi e del qi gong – aiuti a rallentare l’invecchiamento cellulare. Questo risultato deriva dal fatto che queste discipline favoriscono il ripristino dei telomeri, che rivestono e proteggono i nostri cromosomi e che contribuiscono a rallentare appunto il processo di invecchiamento.

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