Ganesha, oltre gli ostacoli materiali e intangibili

Ganesha è una delle divinità più amate in India. A lui è dedicata specificamente una festa, chiamata Ganesha Chaturth, celebrata anche oltre i confini indiani. Nel 2021, il festival cade il 10 settembre.

Nelle antiche scritture, questa divinità, figlio di Shiva e Parvati, viene definita anche “principio del numero”, o anche “Signore delle categorie”. Si legge nella Ganapati Upanishad:

“Io ti saluto, Signore delle categorie. Tu sei l’unica forma visibile del Principio. Sei l’unico creatore, l’unico sostegno, l’unico distruttore, tu sei, senza possibilità di sbaglio, l’unico principio di tutte le cose, l’unico vero Sé”.

Considerato “precettore degli dèi”, nei Rig Veda Ganesha viene anche definito “re degli antenati”, il “sovrano dei prinicìpi”.

L’unione tra microcosmo e macrocosmo

Ganesha è comunemente considerato come colui che rimuove gli ostacoli, sia materiali, sia spirituali/intangibili. Per questo, la sua raffigurazione – sotto forma di scultura o di immagine dipinta – viene posta all’entrata delle case e nei luoghi preposti alle attività commerciali. Ganesha è inoltre protettore dei viandanti e degli studenti. Viene invocato ogni volta che si intraprende qualcosa di nuovo: un viaggio, un lavoro, un acquisto di una casa, un esame… Pronunciare il suo nome – secondo l’induismo – significa avvicinarsi all’immanenza del divino e ciò non può che essere benaugurale quando si intraprende qualcosa di nuovo.

Ganesha viene raffigurato come un uomo, o bambino, con la testa di elefante. Questa immagine nasconde un preciso simbolismo: l’essere umano rappresenta il microcosmo, mentre l’elefante rappresenta il macrocosmo. La figura di questo animale, nella simbologia indiana, riproduce lo stadio da cui inizia l’esistenza. In Ganesha, dunque, troviamo l’unione tra il principio manifesto e il principio non manifesto.

Ganesha, chiamato anche Ganapati, viene “portato in essere” da mantra, yantra e immagini. Nelle riproduzioni viene ritratto con una sola zanna e con quattro braccia; una mano tiene un laccio, l’altra un uncino o un’ascia, con un’altra mano compie il gesto di allontanare la paura e con l’altra il gesto di donare (segno dell’abbondanza).

I mantra di Ganesha

Om Gan Ganapataye Namo Namah (io m’inchino davanti alle prove della vita)

Questo mantra ha il potere di rimuovere gli ostacoli interiori e/o esteriori, che impediscono di avanzare lungo il cammino esistenziale/spirituale. Si invoca quando si intraprende qualche cosa di nuovo. Inoltre, ha la capacità di allontanare gli attaccamenti verso il passato e le paure verso il futuro.

I benefici del mantra

  • Allontana gli ostacoli
  • Porta equilibrio psicofisico
  • Migliora la capacità di concentrazione
  • Purifica la mente
  • Protegge dalla paura e dall’ansia.

Un altro mantra dedicato a Ganesha è:

Ganesha Sharanam Sharanam Ganesha (io prendo rifugio nella protezione del Signore Ganesha).

La pratica del mantra

  • Prima di invocare il mantra scelto, è bene definire un’intenzione.
  • Ci si pone in una postura meditativa.
  • Si respira per alcuni istanti in modo consapevole.
  • Si inizia a cantare il mantra percependo le sue vibrazioni.

Secondo la tradizione indiana, il mantra occorre cantarlo 108 volte. L’utilizzo di un mala può essere d’aiuto in questo.

In alternativa, il mantra può essere sussurrato, o cantato mentalmente.

Nella pratica yoga troviamo inoltre una posizione dedicata a Ganesha, chiamata Ganapatiasana.

Per approfondire clicca qui:

Rafforzare l’equilibrio con Ganapatiasana

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