Dharana, prima fase della Meditazione

Dharana è la fase di concentrazione e rappresenta il sesto stadio dell’Ahstanga Yoga. Come abbiamo già visto nell’articolo legato alla capacità di riconnettersi al sé, chi pratica yoga segue un cammino pratico ed evolutivo chiamato “ottuplice sentiero”. Si tratta di insegnamenti preziosi, antichi e al contempo attuali, sviluppati da Patanjali negli Yoga Sutra. Percorrere progressivamente questi otto stadi permette di raggiungere uno stato di coscienza superiore. Dharana fa parte dell’ottuplice sentiero. Questo termine di origine sanscrita significa “concentrazione”; talvolta, viene tradotto anche con la parola “contenimento”.

Dharana e calma mentale

Quando si entra in questa fase la mente è focalizzata su un determinato oggetto, materiale o immateriale, reale o semplicemente visualizzato, interno o esterno a sé. In questa fase l’attenzione cosciente è rivolta verso un’unica direzione: non vi sono distrazioni, si percepisce una profonda pace. Quando la mente è diretta su di un determinato punto, inizia a emergere e a espandersi una sensazione di calma. Il via vai di pensieri e di immagini lentamente diminuisce; anche le emozioni si acquietano. Ci si trova in una fase che precede la meditazione vera e propria (fase chiamata Dhyana negli Yoga Sutra). Dharana è una condizione psicofisica in cui dominano tranquillità, immobilità, silenzio, distensione. Il ritiro dei sensi è già avvenuto nella fase precedente (Pratyahara).

Come attivare Dharana

Per entrare nella fase di Dharana si può scegliere una postura assisa, che porterà alla fase di meditazione. Seduti a terra, scegliete una posizione di meditazione. La postura deve essere comoda e stabile. Se ci sono fastidi o dolori alle ginocchia o alle anche o in altre zone conviene adottarne un’altra più confortevole. Può essere utile l’uso dello zafu, il cuscino da meditazione. La schiena è importante che sia ben dritta, ma non rigida. Si può iniziare portando l’attenzione al respiro, effettuando inspirazioni ed espirazioni lente e profonde. Il respiro rappresenta uno degli oggetti interni su cui la mente può focalizzarsi per entrare nella fase di concentrazione. Se si presentano immagini, o se emergono emozioni è naturale, basta lasciarli scorrere senza giudicarli.

Il non giudizio è una delle regole basilari per chi pratica yoga e meditazione. Oltre al respiro, un altro oggetto, questa volta esterno, su cui si può focalizzare l’attenzione è la fiamma di una candela accesa. Si tratta della pratica chiamata Trataka, che permette di sviluppare la visione profonda, come ricordato nella scrittura Gheranda Samhita. Sono vari gli oggetti interni o esterni su cui si può mantenere l’attenzione: possono essere i colori visualizzati con l’occhio della mente oppure reali, disegnati su un foglio, posto d’avanti a sé usando la stessa modalità di Trataka. Con la pratica regolare si addestra la mente a “svuotarsi” e a rimanere vigile. Si entra così in Dharana, il primo stato meditativo.

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