Concentriamoci su quello che siamo ed entriamo nel flow – Intervista a Francesca Cassia di Odaka Yoga

Lo yoga può aiutarci ad affrontare in maniera consapevole questo complesso e inaspettato periodo? Per rispondere a questa e ad altre domande abbiamo intervistato Francesca Cassia, insegnante conosciuta e molto apprezzata anche oltre i confini italiani. Master Yoga Teacher, Francesca – da oltre vent’anni, insieme a Roberto Milletti con cui ha fondato Odaka Yoga – diffonde nel mondo un approccio yogico ispirato alla fluidità dell’acqua. Proprio come questo Elemento liquido ha una grande capacità di adattamento, così l’approccio di Francesca e di Roberto allo yoga permette al praticante di diventare flessibile e libero da tensioni psicofisiche, sino a raggiungere uno stato di “flow”, in cui corpo e mente si uniscono in un armonioso equilibrio.

odaka yoga

Odaka Yoga si ispira ai movimenti e al flusso dell’oceano. Come è nato questo collegamento tra Hatha Yoga e l’Elemento acqua, tra asana e onde dell’oceano?

«Io e Roberto veniamo da un percorso di Hatha Yoga classico. Roberto praticava anche arti marziali. A un certo punto della nostra vita siamo andati a vivere in Australia. In quella fase della nostra esistenza avevamo l’opportunità di praticare tutti i giorni di fronte all’oceano. Praticando yoga davanti all’acqua, coi suoi movimenti così intensi, potenti e poi a tratti morbidi, ci siamo accorti come il nostro modo di eseguire gli asana cambiava proprio a seconda del ritmo delle onde. Cambiavano i nostri movimenti, così come il nostro modo di porci durante la pratica. Si trasformavano il nostro stato mentale e la nostra energia. A volte avevamo bisogno di dinamicità, altre volte di più calma e morbidezza. Il nostro corpo, non a caso, è composto in prevalenza di acqua. Quindi ci siamo resi conto di questa sorta di legame tra noi e l’oceano e abbiamo sperimentato che c’era questa predisposizione a muoversi e a divenire più potenti, più fluidi, più adattabili.

Sempre nel periodo in cui vivevamo in Australia, io ho avuto un piccolo incidente alla schiena. Non riuscivo a sbloccare alcune parti, nonostante praticassi tanto Hatha yoga. Io e Roberto ci siamo accorti come durante la pratica dello yoga le articolazioni si muovano per segmenti. Per esempio, si muove tutta la lombare o l’area dorsale. Io invece sentivo di aver bisogno di andare a declinare ogni singola vertebra, ogni singola articolazione. Quando questo è accaduto mi sono ritrovata a eseguire “onde”».

Quindi da un ostacolo, dall’esperienza diretta e dall’osservazione dell’ambiente esterno siete riusciti a sviluppare un approccio innovativo che avete chiamato Odaka Yoga…

«Si può dire che siamo due praticanti che a un certo punto del loro percorso si sono trovati per necessità a scoprire altri modi di porsi rispetto al quotidiano. Nel nostro approccio ci hanno certamente sostenuto le conoscenze e i nostri rispettivi percorsi: le arti marziali per Roberto e il fitness nel mio caso. Questi due territori apparentemente lontani dallo yoga ci hanno permesso di saperci muovere in modo diverso».

Infatti uno dei vostri messaggi è “Liquefy your limits”…

«Sì. Questo messaggio significa che quello che in apparenza sembra un limite, in realtà può essere il tuo regalo più grande. Spesso nel nostro tessuto connettivo rimangono cristallizzati pensieri, emozioni, dubbi o anche le nostre fragilità o i nostri punti di forza. E talvolta attribuiamo un peso eccessivo ai nostri punti di forza.

Liquefy your limits” significa ritornare fluidi come quando siamo nati, significa vedere le cose senza giudizio. Anche un ostacolo può essere considerato un limite, ma in seguito, grazie allo yoga – ispirandoci al flusso dell’oceano – e grazie anche all’accettazione di sé, il limite si può sciogliere».

Puoi spiegarci quali sono le peculiarità e i benefici specifici di Odaka Yoga?

«Odaka yoga si basa su 3 pilastri, ispirati anche alle arti marziali, alla biomeccanica, all’anatomia incarnata nel movimento, cui si aggiunge uno specifico atteggiamento con cui porsi alla vita. Uno dei principi si collega al movimento che parte dal centro d’energia chiamato tanden, situato tre dita sotto l’ombelico e tre dita in profondità. Questo centro può essere anche il kanda, dove nascono le Nadi. Occorre quindi porsi in uno stato di quiete mentale per attivare la centratura. I samurai, prima di andare in battaglia, avevano l’abitudine di bere del tè caldo al fine di portare la mente in basso, in modo che le emozioni potessero essere più al centro del corpo e non solo nella testa. Questo è un po’ la rappresentazione di un’asana, in quanto porta in bilanciamento tutti e tre i nostri cervelli, ovvero l’istinto, l’emozione e il pensiero. Quindi ogni movimento in Odaka invita la persona a centrarsi, e a trovare questo punto di energia. Una volta raggiunto uno stato di centratura e di ascolto, si inizia a muovere tutto il corpo. Questa è la parte guerriera. Il guerriero si centra sempre prima dell’azione, così non reagisce ma agisce.

L’altro pilastro-principio sono le onde Odaka ispirate alla biomeccanica. Questo principio parte dal presupposto che i muscoli e lo scheletro amano muoversi in modo circolare. In natura non c’è nulla in linea retta, al limite ci sono spirali. Per questo il corpo, quando svolge un movimento circolare o a spirale, riesce a ritrovare il proprio equilibrio.

La parte di biomeccanica nasce dall’opportunità di risvegliare nel corpo la sua intelligenza del movimento senza dover imparare altre cose, ma togliendo sovrastrutture. L’altro pilastro di cui parlavamo all’inizio è la forza dell’acqua, coi suoi movimenti e la sua adattabilità, che trova la sua forma ovunque essa sia».

Potresti dare un consiglio a quanti non sono costanti nella pratica, perché per esempio non riescono a ritagliarsi un po’ di tempo per dedicarsi allo yoga?

«Secondo la neurofisiologia, se noi per 21 giorni, in modo costante e regolare, praticassimo anche per soli 5 minuti al giorno, quello che all’inizio ci appare uno sforzo, col tempo, diventa una sana abitudine. Quindi il mio consiglio è quello di cercare per i primi 21 giorni di srotolare sempre il tappetino. Quando si è più pigri si può scegliere una pratica più morbida. Però è fondamentale essere costanti e avere appunto quella piccola disciplina per 21 giorni, per poi sviluppare una sana abitudine e non perderla…

È importante anche capire perché non abbiamo voglia di praticare. Ciò può essere uno specchio delle nostre emozioni. È importante non vedere la pratica come un obbligo ma come uno specchio».

Come lo yoga può aiutarci ad affrontare in maniera lucida e consapevole questo tempo “difficile e sospeso”?

«Vai col fluire è una frase che va molto nello yoga e noi tutti ce la siamo ripetuta spesso, e l’universo è stato così generoso che ha detto “vediamo come la incarnate questa frase?”.

In realtà, le situazioni accadono e quando accadono, non è tanto importante la situazione in sé, piuttosto è come noi reagiamo alla situazione. Lo yoga ci può sostenere molto. Il nostro consiglio è quello di non affrontare questo periodo come una battaglia, ma di trovare un punto stabile dentro ognuno di noi per divenire centrati. Quando siamo lucidi e centrati sicuramente possiamo trovare il modo per trasformare la situazione. Non dico che ci deve piacere per forza, ma non dobbiamo vedere l’evento come qualcosa che subiamo, come un nemico; piuttosto, come dice Krishna,non attaccarti ai frutti dell’azione ma cerca di far sì che l’azione fluisca con quello che c’è intorno”.

D’altronde questa è la situazione, quindi la paura e l’ansia proiettano la mente oltre l’istante presente. Il corpo invece vive il qui e ora. Noi sul tappetino viviamo questa grande opportunità di essere presenti a noi stessi e quando sei presente a te stesso non c’è paura, non c’è ansia. Quindi cerchiamo di essere presenti a noi stessi e di vivere quindi il qui e ora senza combattere quello che accade, perché tanto sta accadendo».

Desideri condividere un particolare messaggio considerato proprio questo periodo?

«Ci tengo a dire questo. Quando ho iniziato il mio percorso di yoga io venivo da un’esperienza di anoressia, mentre Roberto aveva subito situazioni di bullismo. Il nostro accorato messaggio è che nonostante tutto, lo yoga ci insegna che la nostra diversità è la nostra ricchezza. E questo dobbiamo ricordarlo quando ci sentiamo diversi, quando non ci consideriamo come parte di quello che è ritenuto un modello. Non dobbiamo essere tutti uguali, ma dobbiamo semplicemente essere noi stessi nelle imperfezioni e nelle perfezioni che noi immaginiamo. Cerchiamo di non proiettare la nostra mente e le nostre energie su quello che vorremmo essere o dovremmo essere, ma concentriamoci su quello che siamo.

L’altro giorno Roby raccontava una storia zen bellissima, in cui un maestro affermò: “Imparerai a trovare la felicità o a trovare te stesso non quando continuerai ad aggiungere, ma quando ti accorgerai che non c’è più nulla da togliere”. Ecco, lo yoga è questo, ti toglie sovrastrutture. Non c’è nulla da fare, spazzale via…».


Odaka Yoga® è uno stile di yoga innovativo nato da oltre trent’anni di ricerca e sperimentazione.

Roberto Milletti e Francesca Cassia danno vita ad un nuovo concept, “Live Centred, Liquefy your Limits, Embrace the Power”, che trova ispirazione dall’osservazione del moto dell’oceano e delle sue onde, dove nel fondere il Bushido (la via del guerriero), lo zen e lo yoga, sono espressi fisicamente ed emozionalmente i principi di trasformazione, adattabilità e forza interiore. I ritmi naturali del moto ondoso vengono riprodotti dal corpo durante la pratica, così da fargli acquisire la cedevolezza dell’acqua. Biomeccanica e movimento fluido del Guerriero Odaka, ti permette di vivere centrato nel bel mezzo del caos. Rieducare il corpo a muoversi nella sua integrità risvegliando l’intelligenza corporea. Creare sequenze specifiche per differenti aree del corpo. Agire sull’allineamento posturale prevenendo incidenti a livello muscolare, scheletrico e tissutale. Attivare i muscoli in un movimento bilanciato e funzionale, che rafforza e allunga al contempo.

Per maggiori info:
odakayoga.com

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