Come non farsi sopraffare dall’amigdala

L’amigdala è una piccolissima porzione del sistema limbico. Tutti siamo condizionati, chi più, chi meno, da questo piccolo ganglio di neuroni. L’amigdala ci permette di reagire rapidamente. Di fronte a una situazione è l’amigdala che ci spinge a scegliere tra due alternative. Ad essa è associata la nota frase “combatti o fuggi”. Ma queste due alternative dipendono, da un lato, dalla situazione in cui ci si trova, dall’altro, dalle esperienze passate, già vissute, e immagazzinate nel sistema limbico. Se lasciamo libera l’amigdala di decidere potremmo esserne sopraffatti e/o condizionati.

L’amigdala e la storiella del serpente e della corda

Quando siamo sopraffatti dall’amigdala, rischiamo di elaborare in modo errato le immagini che vediamo, e le situazioni che viviamo. Interpretiamo in modo errato anche i nostri sensi. Nella filosofia Vedanta si racconta una storia che, metaforicamente, illustra bene come la realtà venga spesso fraintesa. La storia narra di un uomo che sta passeggiando in un giardino dove la luce è flebile. Mentre cammina “vede” un serpente e, impaurito, scappa terrorizzato. Dopo aver ritrovato il coraggio l’uomo torna sui suoi passi, riosserva il serpente, ma, guardandolo meglio, questa volta vede che si tratta di una semplice corda arrotolata. Questa storiella è emblematica, poiché ci aiuta a comprendere come la realtà non sempre sia quel che ci appare di primo acchito.

In questo caso, l’uomo è stato condizionato dall’amigdala, che in modo rapido gli ha suggerito di scappare. Solo in seguito è intervenuto il cervello pensate, che l’ha spinto a guardare meglio e, così facendo, ha compreso la realtà. Nella vita quotidiana la corda può essere rappresentata dall’atteggiamento adottato da una persona (collega, familiare, amico/a, ecc.) al quale si reagisce secondo una schema abitudinale. Quando le reazioni sono automatiche, quando viene subito a galla un’emozione forte come la rabbia o la paura, allora l’amigdala sta prendendo il controllo su di noi.

Superare e trasformare le abitudini

Il solo modo per non essere sempre succubi dell’amigdala è conoscersi in profondità. In certe occasioni, la funzione dell’amigdala è fondamentale: è grazie ad essa che di fronte a un pericolo abbiamo l’istinto di fuggire, o, in altri casi, di combattere, reagire. In altre occasioni, soprattutto quando si parla di emozioni e di rapporti interpersonali, la risposta dell’amigdala può essere dannosa. Intraprendere un cammino meditativo aiuta a conoscere in profondità le dinamiche mentali, le sensazioni corporee, gli stati d’animo. Attraverso per esempio la pratica della meditazione sul respiro si diventa maggiormente consapevoli di sé e si affina la presenza mentale.

Questo è importante, perché in determinate circostante, attraverso il respiro consapevole e l’attenzione cosciente, possiamo “prendere una pausa” e osservare per qualche istante la situazione che si sta vivendo. Grazie a questa osservazione possiamo comprendere meglio se è il caso di fuggire, di combattere, o di reagire in un altro modo. Per esempio, se non ci piace la risposta di nostro marito o di nostra moglie, anziché reagire subito andandosene, magari sbattendo la porta, o rispondendo in malo modo, si può respirare consapevolmente e profondamente e si può rispondere con calma e pacatezza. Questo atteggiamento spiazzerà l’altra persona che, a sua volta, tenderà a modificare la sua abituale reazione. Così facendo i pensieri, le azioni, le emozioni diventano davvero “nostri”, senza più essere soggiogati da risposte automatiche.

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