In Ayurveda la pianta chiamata bilva viene utilizzata per prevenire e trattare disturbi gastro-intestinali. Il suo nome scientifico è Aegle marmelos; viene chiamata anche “mela d’oro” o anche mela cotogna del Bengala. È una specie arborea appartenente alla famiglia delle Rutaceae, diffusa e ben nota in tutto il subcontinente indiano. Cresce anche in alcune zone dello Sri Lanka, del Nepal e del Pakistan. La sua fama non solo è legata alle sue proprietà medicinali e al valore nutrizionale dei frutti, ma anche alla sacralità che l’avvolge.
Il legame con Shiva e la dea Lakshmi
L’albero di bilva è da secoli associato al dio Shiva per varie ragioni. La tradizione popolare vede nella forma dei suoi frutti la rappresentazione vegetale di Shiva. Attorno a questa pianta ruotano varie leggende. Una di queste narra del rituale quotidiano della dea Lakshmi in onore della potente divinità creatrice e distruttrice. Lakshmi era solita offrire in dono ogni giorno a Shiva 10mila boccioli di fiori di loto, ma in una occasione si accorse di averne perduti due. Si ricordò quindi che Vishnu paragonò i suoi seni a boccioli di loto, così, Lakshmi decise di offrire proprio i suoi seni a Shiva compiendo il suo rito quotidiano dei 10mila fiori. Quando Lakshmi si tagliò un seno le apparve Shiva, profondamente toccato dalla devozione e dal sacrificio della dea della fortuna e dell’abbondanza. Il frutto e la pianta vengono quindi associati anche alla dea Lakshmi. Nelle antiche scritture note col nome di Shiva Purana, l’albero di Bilva viene ancora associato al dio creatore/distruttore.
Le proprietà medicinali della pianta
Secondo la tradizione ayurvedica, i frutti di questo albero sono ricchi di tannini, vitamine, alcaloidi e altre sostanze preziose benefiche per migliorare le funzioni digestive e per trattare vari problemi gastro-intestinali come ulcera, dissenteria, flatulenza. Inoltre attiverebbe le funzioni del pancreas, stimolando la produzione di insulina. In Ayurveda, i suoi frutti sono considerati come regolatori dei tre Dosha.