Barefooting, i benefici del camminare a piedi nudi

Il barefooting è diventata una passione che accomuna svariate persone in ogni angolo del mondo. Il termine inglese significa “camminare a piedi nudi”. Chi pratica il barefooting afferma di percepire numerosi benefici a livello fisico, mentale ed energetico.

Dalla Nuova Zelanda al resto del mondo

Camminare scalzi ha accomunato tutti i popoli per secoli. Prima della creazione delle calzature l’umanità si è evoluta rimanendo a stretto contatto con la terra, anche attraverso i propri piedi. Ancora oggi, in un’epoca dove è possibile scegliere tra una vastissima tipologia di scarpe, tante persone compiono chilometri e chilometri a piedi scalzi. Basti considerare il modus vivendi dei Pigmei che vivono nelle foreste del Bacino del Congo, nel cuore dell’Africa, o le varie etnie che abitano l’Amazzonia. Ci sono poi antiche usanze che prevedono di rimanere a piedi scalzi per effettuare determinati riti: per esempio, in Giappone, vi è ancora la tradizione di togliersi le scarpe prima di entrare in una casa; e lo stesso accade nei vari ashram e templi, dove occorre rimanere a piedi nudi per poter partecipare alle varie pratiche e cerimonie.

In Nuova Zelanda, nel pieno degli anni ’60 del XX secolo, un gruppo di persone desiderose di ritornare alla terra, lanciò l’idea di recuperare l’originaria consuetudine di camminare a piedi nudi. Si affermò così il barefooting. Dalla Nuova Zelanda, questa tendenza si è presto diffusa in varie zone del globo e la sua popolarità si è accresciuta, tanto da coinvolgere numerosi artisti, tra cui il songwriter statunitense Michael Franti, Chris Martin cantante dei Coldplay e l’attrice Dakota Johnson.

Perché camminare a piedi nudi fa bene

Philippe Lahille, nel suo nuovo libro Camminare a piedi nudi dedicato proprio al barefooting, spiega in dettaglio i benefici psicofisici nel camminare senza scarpe. Tra gli effetti positivi si riscontrano:

  • un miglioramento della circolazione sanguigna;
  • un’azione anti-infiammatoria grazie all’effetto “grounding”;
  • la diminuzione dello stress;
  • la riconnessione con l’energia della terra;
  • l’attivazione di un massaggio naturale attraverso i principi della riflessologia plantare.

Costringere un piede in una scarpa stretta, con la suola più o meno rigida, con un tallone più alto della punta, modificherà numerosi parametri: l’avvicendamento dei piedi non è più lo stesso, il lavoro del polpaccio è diverso, l’adattamento della pianta del piede ai rilievi del terreno non esiste più. Le conseguenze si fanno sentire sulle articolazioni degli arti inferiori e su fino alla colonna vertebrale”, afferma Philippe Lahille.

Liberare e far respirare i piedi

Quando ci troviamo in spiaggia e camminiamo sulla sabbia a piedi nudi, magari sentendo le onde del mare che ci bagnano quali sensazioni si provano? Piacere, libertà, benessere. Anche camminare sull’erba si percepiscono queste stesse sensazioni. Quando i piedi si sentono liberi di muoversi senza subire alcuna restrizione, il nostro organismo lo percepisce nella sua totalità. La mente si rilassa più facilmente, le tensioni si sciolgono e i piedi possono camminare senza subire la costrizione di calzature più o meno comode. Il barefooting è poi una pratica di consapevolezza, poiché invita a camminare in modo più attento, osservando la terra e percependo i piedi che si alzano, avanzano e si abbassano in modo alternato.

I luoghi ideali dove praticare il barefooting

Sebbene i veri appassionati di barefooting, come il già citato Michael Franti (che tra l’altro pratica e insegna yoga!) vivano ormai da anni senza indossare calzature, chi desidera avvicinarsi a questa modalità di vita può iniziare camminando in quei luoghi sicuri, come spiagge, parchi, giardini, nella propria abitazione.


Per approfondire ulteriormente si consiglia il libro di Philippe LahilleCamminare a piedi nudi” (Edizioni Il Punto d’Incontro). Maggiori info qui.

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