Asma bronchiale, un aiuto dall’ayurveda

L’asma bronchiale, in greco ásthma, viene descritta sin dall’antichità, nei testi di Eschilo, Plutarco ed Omero che associano tale condizione al “respiro breve, l’ansimare”, intensa sofferenza fisica e psichica. Nello studio più approfondito ad opera di Galeno ed Avicenna, viene individuata come causa dell’asma la viscosità di grossolani umori occupanti i bronchi e i loro rami”, derivante da tossine presenti nello stomaco, che ostacolano la respirazione e dunque l’introito di energia. In modo analogo nel Caraka Samhita, antico testo di Ayurveda, alla base dell’asma bronchiale (definita dal termine Swasa, in particolare Tamaka Swasa) vi è l’ostruzione del flusso di Vata (aria ed etere) da parte di Kapha (acqua e terra) nei canali: ciò determina il movimento inverso dal basso verso l’alto, del vata. Tale inversione di flusso è responsabile di molti sintomi tra cui mancanza di respiro, tosse (prevalentemente tra le 2 e le 6 del mattino), respiro corto e sibilante, sensazione di oppressione al petto, rinite, rigidità e pesantezza al collo e al capo.

Un punto di vista differente

Attualmente, la medicina convenzionale occidentale considera l’asma un disturbo cronico infiammatorio caratterizzato da un’ostruzione reversibile dei bronchi. Tale patologia è in crescita e affligge, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, almeno 150 milioni di persone in tutto il mondo. Nel 50% degli adulti e nell’80% dei bambini prevale la forma allergica.

Secondo la visione ayurvedica alla base della condizione asmatica vi è un accumulo di tossine causato da una ridotta capacità digestiva, associato ad un eccesso di Vata e Kapha, entrambi dominati dalle qualità del freddo. In poche parole, il corpo “si congela”, si chiude; analogamente, a livello emotivo si osserva ostinazione, testardaggine, scarsa capacità di adattamento, malinconia, ansia e sensazione di soffocamento o apnea, chiusura al mondo, scarsa vitalità.

I fattori che favoriscono l’attacco asmatico sono l’aria fredda o il cambiamento brusco di temperatura o clima, l’aria secca, polveri irritanti e fumo, stimoli farmacologici, bevande fredde, eccesso di attività fisica, situazioni lavorative o familiari di “soffocamento”. La dieta è un importante fattore che contribuisce all’insorgenza e alla cronicizzazione stessa della malattia: assumere quotidianamente cibi poco sani, pesanti, ricchi di conservanti o elaborati o fermentati, o una quantità eccessiva di cibo conduce facilmente all’attacco d’asma.

Curarsi con l’Ayurveda

L’approccio della medicina convenzionale è orientato prevalentemente a ridurre i sintomi, senza approfondire le cause scatenanti la patologia. Vengono spesso somministrati, sin dalla tenera età, broncodilatatori e cortisonici, e il paziente si trova ben presto intrappolato in quel circolo vizioso per cui è essenziale prendere i farmaci per stare meglio… Purtroppo, più farmaci si assumono, più la malattia sembra richiederne, anche a causa dell’accumulo di tossine. Per ovviare a recrudescenze della patologia sono state impiegate, sin dall’antichità, numerose erbe (si pensi che l’efedrina stessa deriva da una pianta). Tra quelle utilizzate in Ayurveda troviamo Picorrhiza kurroa, Tylophora indica, Boswellia serrata (un antinfiammatorio naturale, in grado di inibire i leucotrieni e il rilascio di sostanze infiammatorie).

Lo scopo principale della terapia ayurvedica è quello di aumentare il calore per favorire la riattivazione della capacità digestiva e l’apertura dei canali. Verranno prediletti dunque i cibi riscaldanti, leggeri e penetranti, dal gusto piccante, amaro. Viene suggerito l’utilizzo di spezie come il cardamomo, i chiodi di garofano, la curcuma e il pepe lungo (pippali), cosi come di erbe aromatiche come timo e salvia che facilitano la respirazione. Viene consigliata l’assunzione quotidiana di decotto di latte bollito con pepe lungo (pippali), a cui eventualmente si può aggiungere curcuma. Nel periodo delle acuzie viene consigliata crema di riso o kitchari (insieme di riso e mung), facilmente digeribili.

Vanno evitati i latticini (ad eccezione che per latte biologico bollito e latticello), potenzialmente stimolanti la produzione di muco, tutti i cibi freddi o raffreddanti (gelati, bevande ghiacciate, birra etc), ma anche cibi ricchi di aria come molti legumi, cavolfiori, broccoli (potenzialmente causa di distensione addominale e quindi respiro corto). Infine è consigliato ridurre cibi potenzialmente disturbanti il fuoco digestivo come nocciole, molluschi, salumi, alcool, cioccolato, caffè, the, pomodoro, peperoni, fragole e kiwi.

Contemporaneamente, la costipazione deve essere corretta tramite ingestione di acqua calda, cibi liquidi e caldi ed eventuali prodotti a base di erbe come triphala. Secondo l’Ayurveda classica, uno dei trattamenti più utili nell’asma bronchiale cronicizzata è proprio quello del vamana (vomito terapeutico), parte del panchakarma, metodo efficace per rimuovere le tossine e ciò che non è stato digerito, anche emotivamente, direttamente dallo stomaco, per poi riattivare la capacità di guarigione dell’organismo. Altri metodi di trattamento sono lo Swedana (fomentazione o sauna, mantenendo il capo al di fuori della zona di calore) e i cosiddetti Dhoomapanam, ovvero inspirare ed espirare fumi o vapori medicinali, in grado di offrire calore e leggerezza.

Infine, per favorire la percezione del calore e la riattivazione della vitalità, essenziali sono l’amore, la rassicurazione, la com-passione e l’affetto, con cui avvolgere le persone, in particolare i bambini, affetti da asma bronchiale. Un grosso lavoro andrà effettuato insieme ai genitori dei bambini affinché essi trasmettano stabilità e affetto, senza farsi pervadere da ansia, facilmente assorbibile dal bambino e in grado di peggiorare lo squilibrio di vata e, dunque, la capacità respiratoria.

Per favorire lo scongelamento dall’impasse e la liberazione dalle situazioni soffocanti, il digerire ciò che è difficile da accettare, e dunque la remissione dall’asma, occorre anzitutto il calore, il fuoco, l’azione, come ci viene insegnato nella Bhagavad Gita:

“Arjuna, anche quando non fai niente, tu in realtà stai facendo qualcosa. Non ottieni libertà semplicemente andandotene dalla società. Ognuno di noi, dal momento della sua nascita, da quando è vivo agisce, indotto a fare ciò dalla natura stessa. Fai ciò che devi fare, piuttosto che non fare nulla. Devi agire, se vuoi che il tuo corpo funzioni”.

Bhagavad Gita Cap 3, 4-8

L’articolo completo di Dacia Dalla Libera è pubblicato sul numero 75 di Vivere lo Yoga

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