Asana e meditazione, perché si integrano a vicenda

In alcuni percorsi yoga ci si concentra molto – o quasi esclusivamente – sulla pratica delle asana a discapito dei momenti di meditazione. Questi vengono talvolta sostituiti dalle fasi di rilassamento, soprattutto al termine della lezione. Ma quale correlazione c’è tra asana e meditazione?

Per rispondere a questa domanda occorre fare un passo indietro e parlare dell’Ashtanga Yoga, una tradizione yogica molto antica ancora attuale.

Il termine in sanscrito ashto significa “otto”, mentre anga si può tradurre sia con la parola “ramo”, sia con “stadio”. A livello metaforico, si parla di albero dello yoga costituito da otto rami: ogni ramo (o stadio) è unito con gli altri e questa unione forma quel sentiero che porta alla realizzazione del se. Ogni ramo o stadio dello yoga si trova in un punto preciso del cammino. Nella tradizione yogica, è fondamentale seguire la successione dei vari stadi in modo da compiere i giusti passi che conducono progressivamente all’evoluzione.

Gli otto rami o stadi dell’albero dello yoga:

  • Yama
  • Niyama
  • Asana
  • Pranayama
  • Pratyahara
  • Dharana
  • Dhyana
  • Samadhi

Da questa sequenza si comprende il legame tra asana e meditazione. La pratica delle posizioni yoga è antecedente alle fasi di concentrazione e contemplazione. Ciò si spiega col fatto che le asana preparano il corpo e la mente a momenti di raccoglimento. Praticando le posture yoga si entra in connessione profonda con il proprio corpo. Vengono risvegliate energie sopite e questo tipo di lavoro aiuta a prepararsi a quello stadio denominato Dhyana (meditazione). Questa parola deriva da dhyai, che vuol dire infatti “meditare”. Le fasi che la precedono permettono al praticante di entrare in maniera più consapevole in una condizione di meditazione.

C’è anche un altro aspetto che lega tra loro asana e fase contemplativa. Più si pratica, più l’esecuzione delle posizioni yoga diventa essa stessa una forma meditativa. La mente si focalizza sui movimenti, sul flusso del respiro, sull’ascolto profondo.

La pratica costante delle asana agevola indubbiamente la meditazione, in quanto prepara il corpo a sedersi nella maniera corretta, lasciando la schiena dritta ma non rigida. Il meditante è così pronto per entrare nella propria dimensione interiore, rimanendo immobile e concentrato. Anche il lavoro sul respiro è fondamentale, poiché aiuta a lasciare andare tensioni e a sciogliere blocchi. Le tecniche di pranayama permettono di prevenire e trattare stress. Tutto ciò favorisce un maggiore equilibrio che rappresenta la base da cui partire per entrare in uno stato meditativo.

“La meditazione viene eseguita nella postura seduta
perché occorre mantenerla a lungo,
affinché possa avvenire la trasformazione della coscienza”.
B.K.S. Iyengar

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