Arrossire è un segnale della pelle che rivela un certo livello di emotività. Quando si vivono determinate emozioni il primo segno a livello corporeo si manifesta proprio sul piano epidermico. L’emozione può provocare caldo, freddo, sudore. Talvolta si arrossisce in quanto si è timidi. Dietro però la timidezza, reale o presunta, ci sono altri fenomeni emotivi e psichici. Per esempio, in una certa situazione si arrossisce perché ci si sente insicuri di sé e delle proprie capacità. L’insicurezza a sua volta può derivare o dalla paura del giudizio degli altri oppure può nascere dal forte senso autocritico che si ha verso se stessi.
In presenza di particolari e gravi disturbi, come nel caso dell’eritrofobia o ereutofobia, cioè la paura di arrossire, occorre l’intervento di uno psicoterapeuta. Nelle situazioni più comuni si può gestire questa forma di emotività imparando a volersi più bene e nutrendo la consapevolezza di esseri speciali. Quando si arrossisce significa che siamo connessi con il mondo delle emozioni, e rivela anche un alto livello di sensibilità. Sensibilità ed emotività sono un pregio. Quando il disagio dell’arrossire si trasvaluta il suo effetto “negativo” si depotenzia. Ciò significa che appena si dà meno peso all’emotività e quindi al rossore in viso questa stessa manifestazione emotiva perde la sua forza iniziale e, col tempo, si ripresenterà sempre di meno.
Per depotenziarne gli effetti è utile praticare alcune tecniche meditative e di mindfulness. Efficace è la meditazione sul respiro (Anapanasati): controllando in modo consapevole l’inspiro e l’espiro si riducono l’ansia e l’agitazione. Concentrarsi sul respiro è una pratica attuabile ovunque e sempre. È sufficiente porre attenzione all’addome che si alza e si abbassa. È anche utile pronunciare mentalmente frasi come “io sono calma/o”, oppure “credo nelle mie capacità”. Benefica è anche la meditazione camminata nella natura, poiché aiuta a riconnettersi con se stessi.