Nel mondo dello yoga contemporaneo troviamo vari stili, metodi, scuole. L’offerta è talmente ampia che può essere difficile scegliere quello più adatto alle proprie esigenze.
Sul nostro sito abbiamo parlato di tanti stili, tra vecchi e nuovi: Hatha, Iyengar, Vinyasa, Bikram, Jivamukti, Yin e Restorative yoga, solo per citarne alcuni.
Se però si vuole davvero capire quale yoga è più indicato al percorso che si vuole compiere, una buona idea è quella di ritornare alle radici di questa disciplina e approfondire le quattro vie classiche dello yoga:
- Bhakti Yoga (sentiero dell’amore e della devozione)
- Karma Yoga (sentiero dell’azione)
- Jnana Yoga (sentiero della consapevolezza)
- Raja Yoga (sentiero dell’introspezione).
Spesso si dice che “lo yoga è uno solo”,
ma che al suo interno
sono fioriti e fioriscono ancora oggi diversi sentieri.
Tutti, comunque, conducono
all’unione di corpo, mente e spirito.
È proprio questa diversità e molteplicità che rende lo yoga una pratica sempre attuale, adatta a tutti, perché ognuno può trovare e percorrere la via più affine alla propria personalità e alle proprie esigenze.
Parlando delle quattro vie classiche – bhakti yoga, karma yoga, jnana yoga, raja yoga – possiamo dire che ognuna esprime caratteristiche peculiari e, allo steso tempo, ogni via è intrecciata alle altre. Infatti, bisogna ricordare che la parola “yoga”, in sanscrito, indica un “legame“, una “unione“.
L’unione di microcosmo e macrocosmo,
l’unione del corpo, della mente, dello spirito;
e l’unione delle varie vie,
perché tutte si pongono la stessa meta:
la Conoscenza del Sé e la connessione del Sé al divino.
Possiamo anche ricordare che tre vie – Jnana Yoga, Karma Yoga e Bhakti Yoga – le ritroviamo già nella Bhagavad Gita, mentre il Raja Yoga negli Yoga Sûtra di Patanjali.

Il karma yoga è la via del servizio disinteressato. L’azione viene compiuta non pensando a una possibile ricompensa o riconoscimento. Si pratica e si vive il karma yoga quando si svolge un compito senza alcuna forma di attaccamento. Ci si allontana quindi dai frutti del lavoro o azione che si compie. Il lavoro (o l’azione) viene svolto con gioia ed entusiasmo, senza preoccuparsi dell’esito, con un atteggiamento di abbandono. L’io e l’ego cedono il passo per trasformare l’individuo nello strumento dell’azione stessa.
Jnana in sanscrito indica la “conoscenza” o la “saggezza“. Jnana non è da intendersi come conoscenza accademica, ma come saggezza eterna, come verità. Una conoscenza che si nutre dell’ascolto, della riflessione, della meditazione e dell’esperienza. La presenza e le istruzioni di un/a maestro/a sono fondamentali. A Lei/a Lui si possono porre domande, da cui poi sorgono le riflessioni e le meditazioni. Si passa quindi da una mente razionale a una mente meditativa e consapevole.
Raja in sanscrito significa “reale“. In questo caso, la parola “reale” si collega a coloro che padroneggiano la propria mente. Questa via si percorre per il tramite di un processo introspettivo, ritraendo i sensi e compiendo meditazioni profonde. Il sentiero del Raja Yoga può essere praticato in vari modi: attraverso gli Yoga Sûtra di Patanjali, o il Kriya Yoga. La pratica conduce al risveglio, alla realizzazione del Sé.

Bhakti in sanscrito sta ad indicare la “devozione“. Il praticante apre il suo cuore per accogliere sempre il divino. Questa via dello yoga è più incentrata sulla dimensione spirituale. Il devoto nutre un atteggiamento incondizionato e non si aspetta nulla in cambio. Il vero bhakta vede in ogni forma e creatura le infinite manifestazioni del Divino. Tra le massime espressioni di questa forma di yoga vi sono i canti (bajan) e la recitazione dei mantra, recitati in unione con l’energia sottile dell’Anahata chakra.