Intervista di Silvia C. Turrin a Francesca Mangala Ishta Deva
Lo Yoga è caratterizzato da vari stili e metodi. Sono tante le vie, ma tutte – se percorse con amore e disciplina – conducono verso la libertà assoluta e la realizzazione del sé. Uno dei percorsi dello Yoga è il Vinyasa Krama. Per capirne l’origine e le caratteristiche fondamentali abbiamo intervistato Francesca Mangala Ishta Deva, insegnante di yoga, specializzata anche in ayurveda.
Cos’è e come si può definire il Vinyasa Krama?
Il Vinyasa Krama è una forma d’arte della pratica degli yogasana. Si basa sul movimento lento e sull’attenzione al respiro. Krama in sanscrito significa “metodo” o anche “metodologia”, mentre Vinyasa significa “variazione delle asana”. Quindi quando parliamo di Vinyasa Krama ci riferiamo a una sequenza che può essere combinata e cambiata a seconda di chi lo pratica. Vinyasa è uno strumento del lavoro del corpo, è la parte della Sadhana, ed è quindi collegata alle posture.
Qual è l’origine del Vinyasa Krama?
L’origine di questa forma yogica risale al maestro T. Krishnamacharya. Egli, esperto di molte discipline, tra i quali il Vedanta, intraprese un viaggio in cerca dello yoga, con il suo maestro Sri R. Brahmacari, attraversando tutta l’India fino alle montagne dell’Himalaya. Fu considerato dal suo maestro il “guardiano della conoscenza”, che lo consigliò all’insegnamento affinché la trasmissione continuasse. Krishnamacharya nacque in una famiglia di Bramini del Sud devoti a Vishnu, ma pur di conoscere anche la scienza dell’Ayurveda e le scienze vediche ausiliarie andò contro le regole imposte alla sua casta per poter aiutare gli altri e per sviluppare un metodo terapeutico adatto a tutti. Egli fondò una scuola a Mysore e ispirò svariate figure dello yoga contemporaneo, tra le quali Indra Devi, Patthabis Joys, B. K. S. Iyengar e TKV Desikachar.
Com’è strutturato il Vinyasa Krama?
È un metodo caratterizzato da una successione di sequenze ed è fondato sulla parte più classica dello Yoga, gli yogasana. Nella pratica sono essenziali l’intenzione del praticante, l’attenzione e la respirazione. In effetti, la parte più importante del Vinyasa Krama è la respirazione ujayi, una respirazione controllata sia a livello della gola sia del diaframma. Attraverso l’asana e ujayi viene risvegliata l’energia vitale. Il flow, il flusso del respiro, è molto importante nella Sadhana. Il Vinyasa Krama è una pratica estremamente forte, perché lavora a livello sottile e a livello del corpo materico.
Quali asana prevede?
Essendo una pratica tradizionale prevede tutti gli yogasana, a cominciare da Tadasana, la posizione in piedi, importante per trovare l’equilibrio. Infatti, il primo Vinyasa è “on your feet”, ovvero stai sui piedi. In tutto ci sono dieci Vinyasa che si susseguono. Le sequenze attivano un equilibrio tra mente, corpo e respiro. La pratica è simile a un profondo processo di purificazione.
Una sessione tipo come si svolge?
La parte più importante è la stabilità sui piedi, poi vi sono varie azioni, come quella definita concentrica, in cui si sviluppa una distensione dei muscoli e poi una contrazione degli stessi. Questo avviene attraverso gli stiramenti e attraverso la respirazione ujayi. Poi abbiamo altri movimenti, come quelli che portano le braccia dietro la schiena, altri sono legati all’allungamento delle spalle e al lavoro sul plesso solare. A quel punto c’è il piegamento.
Quali sono i benefici della pratica?
Ha profondi benefici sulla salute fisica. Il corpo ringiovanisce se il Vinyasa Krama è fatto in maniera corretta, cioè non in apnea. Altri effetti benefici sono:
- la purificazione dei kosha
- la libertà di stare seduti per lungo tempo in Padmasana.
- lo sviluppo del respiro
- l’attivazione della concentrazione e della presenza mentale
- la padronanza dei Bandha
- l’attivazione di Sattva.
È una pratica spirituale, non è concepita come fitness, non è “ananga”.
È adatta a tutti?
Non è consigliata ai cardiopatici, perché lavora sul sistema circolatorio arterioso.
Chi è Francesca Santagata Mangala Ishta Deva
Francesca ha iniziato a praticare Yoga durante l’adolescenza, seguendo vari maestri e metodi; a 26 anni ha incontrato l’Ayurveda e Swami Joythimayananda, che sarà il suo Maestro per 5 anni. Sotto la sua guida, pratica Abhyanga (massaggio ayurvedico), conosce il Nidan-Chikista (diagnosi e cura secondo l’Ayurveda) e studia Panchanga Yoga (lo Yoga delle cinque vie). Dal 2001 insegna Yoga, dal 2003 Abhyanga. Ha approfondito differenti tipi di Yoga, creando un metodo di trasmissione nel solco della tradizione. Nel 2018 a Chennai ha frequentato l’Advanced Teacher Training Program con Sri Srivatsa Ramaswami in Vinyasa Krama (Krishnamacharya), la sequenza dei vinyasa coordinati dal respiro. Dal 2005 si occupa di accompagnamento alla gestazione, preparazione al parto e puerperio attraverso Yoga e Ayurveda, e massaggio tradizionale indiano del neonato. È attenta all’alimentazione naturale (ayurvedica) e pura (sattvica) secondo lo Yoga, che con gioia trasmette agli altri.
Maggiori info sul suo sito: www.tiari.it
Foto: Francesca Mangala Ishta Deva