Pranayama

Il corpo umano necessita di un apporto costante di ossigeno pertanto, alternando inspirazioni ed espirazioni, si immette nei polmoni aria ricca di ossigeno, e si elimina anidride carbonica residua del processo. Tutti sanno che uno sforzo fisico fa aumentare sia la frequenza sia la profondità degli atti respiratori. L’aria entra dal naso o dalla bocca passando attraverso la laringe, poi passa attraverso la trachea e arriva fino ai due bronchi. La capacità vitale è la quantità massima di aria che un soggetto riesce a espirare dopo aver “gonfiato” il più possibile il proprio torace. Nell’uomo sano la “capacità vitale” è tanto maggiore quanto più voluminoso è il suo torace. Ricerche condotte dimostrano che i maratoneti hanno in media una capacità vitale superiore alla norma, infatti l’allenamento condotto per anni favorisce lo sviluppo di tale caratteristica, ma esistono maratoneti di valore mondiale i quali hanno un torace del tutto normale o addirittura meno sviluppato della norma. La vera caratteristica dominante non è quindi il volume ma la capacità dei muscoli che gonfiano e che sgonfiano i polmoni, a tal scopo è utile allenarli con le tecniche di respiro. Studiare e sperimentare le tecniche di Yoga, oltre ad agire sul piano profondo, migliorano il modo di respirare, fanno acquistare fiducia in se stessi e nelle proprie possibilità.

Il Prana

Tradurre “prana” in energia è riduttivo. L’energia a cui ci riferiamo nello Yoga permea l’universo a tutti i livelli: fisico, mentale, spirituale, cosmico. Non a caso la fisica quantistica ci parla di vibrazione energetica. Nelle Upanisad si afferma che il prana è il principio della vita, della coscienza, e coincide con il “soffio vitale” presente in ogni essere vivente a livello universale. La sua presenza da origine alla nascita, e, alla morte, torna a dissolversi nel soffio cosmico. Troppo spesso il respiro viene associato al prana ma questa è una affermazione fuorviante e riduttiva; negli antichi testi infatti sono presenti cinque tipi di energia vitale (prana, apana, samana, udana, vyana), ciascuna in rappresentanza di un aspetto specifico appartenente a un’unica forza cosmica, presente in tutti gli esseri viventi. La differenza sostanziale è che mentre noi inspiriamo aria (e questo ci è sufficiente per vivere), il prana ha la necessità di essere raffinato e incanalato perché possa esprimere appieno tutto il suo potenziale. Il Pranayama quindi svolge principalmente questa funzione inducendo nel praticante cambiamenti sottili. Se la funzione degli Asana è quella di eliminare gli ostacoli che impediscono al prana di fluire liberamente, il Pranayama raffina l’essenza e regola il flusso incanalandolo dove necessita per calmare la mente, equilibrare le emozioni e garantire forza di volontà laddove abbiamo la necessità di combattere abitudini radicate o superare blocchi emotivi.